Il business nell’era del web 2.0

Al Le Web 3 di Parigi si è cercato di parlare dei criteri di sostenibilità dei progetti web 2.0, cioè da dove trarre introiti e profitti, ma l’intervento che discuteva di questi concetti si è concluso con qualche vaga indicazione sulla pubblicità e poco più.

Decisamente più interessanti, sono invece un paio di interventi apparsi qualche tempo fa sul web 2.0 journal, “Profitably Running an Online Business in the Web 2.0 Era” e “Struggling to Monetize Web 2.0“, scritti da Dion Hinchcliffe.

Secondo Hinchcliffe siamo in una fase in cui chi parte a progettare uno di questi servizi mira prima di tutto a farsi acquisire dai big, Yahoo! e Google per primi, oppure ha in testa qualche vaga strategia pubblicitaria. Ma il problema principale da risolvere è cercare di capire come riuscire a realizzare un business con prodotti il cui valore aggiuntoè dato dal contenuto creato dagli utenti che lo utilizzano. Riuscire a coinvolgere un buon numero di utenti non si traduce infatti automaticamente in rendite maggiori.

Si possono oggi individuare fondamentalmente 3 strategie di business:

  • pubblicità e sponsorizzazioni, ovvero inserzioni in stile Adsense o banner e contratti diretti con gli inserzionisti. Secondo Hinchcliffe si tatta di una strategia debole, con pochi ritorni
  • sottoscrizioni, cioè pagare per utilizzare alcuni servizi online, come i prodotti di 37 signals o la versione pro di Flickr. Qui ci potrebbe essere qualche segnale incoraggiante nel prossimo anno
  • commissioni per transazioni, come per esempio il business di Ebay. Anche questo potrebbe essere un terreno molto fertile in futuro

La conclusione non è comunque delle più rosee: deve essere ancora pensato qualcosa di alternativo a queste 3 strategie, perché esistono numerosi progetti a cui nessuna di questa strategie può essere applicata efficacemente. E’ il caso di del.icio.us, in cui l’inserimento di pubblicità allontanerebbe gli utenti, così come la versione a pagamento.

Esistono poi alcuni metodi più o meno indiretti che possono aiutare a far crescere un progetto 2.0, in termini di:

  • capitale
  • numero di utenti
  • capacità di resistere alla concorrenza

La strada che porta a questo, secondo Hinchcliffe , passa per acquisizioni strategiche, la capacità di costruire un rapporto di fiducia con i propri utenti, e il passaggio da applicazione “standard” a piattaforma attraverso il rilascio di opportune interfacce a API. Amazon in questo caso è un vero e proprio caso di successo.

Le Web 3 Paris – Giorno 2, mattino

Il secondo giorno è stato caratterizzato da alcuni fuori programma, come l’intervento di alcuni candidati alle elezioni francesi che hanno cercato di illustrare i loro programmi per la rete e l’economia del futuro, che non ho incluso in questo riassunto della giornata. Gli interessati trovano qualcosa nel mio blog personale.

L’arrivo di Shimon Peres

La giornata è cominciata con una mezza sorpresa, l’arrivo del premio Nobel israeliano Shimon Peres.

Ha esordito confermando che il mondo è depresso, pieno di problemi e incerto sul futuro. Il mondo si trova in un momento di transizione che giustifica in parte queste dolori.

Ci dicevano di imparare dal passato per non compiere gli stessi errori, ma in compenso si compiono nuovi errori. La democrazia si distingue perché permette di compiere gli errori, ma dà anche modo di correggerli.

Invece di fermarsi solo a ricordare, è tempo di creare, immaginare, scoprire: da memoria tradizionale a immaginazione intellettuale.

Internet è libera da pregiudizi: aperta, libera e, cosa ancora più importante, sta traghettando le nuove generazione dentro il futuro.

In questa nuova era si sono verificati degli importanti cambiamenti: gli stati, i confini non sono più importanti.

Cambia anche il valore del potere. Una volta era potente e potova dire di aver avuto successo chi riusciva ad accumulare (capitale). Oggi la forza è invece quella di creare modelli di innovazione, di brevettare. E le aziende moderne devono avere il potere di creare il potere delle idee.

Non esisteranno più aziende private, ma pubbliche, perché si rivolgeranno, invece che a mercati chiusi, all’intero pianeta.

Commento: bell’intervento, ma anche utile occasione per capire come si dovrebbe parlare in pubblico. Speaker eccellente.

New dawn of media

Secondo Pierre Chappaz di Wikio è tutta questione di tecnologia. Quello che decreterà il successo della nuova generazione di web e che ha garantito il successo di realtà come Netvibes è:

  • rss
  • ajax

Is old media and radio dead?

Da dove ricavare i soldi per questi nuovi mezzi di informazione:

  • pubblicità
  • vendendo i contenuti (es. foto)
  • nuove forme di advertising?

Is tv dead?

Cambiano le barriere di ingresso per la creazione e distribuzione dei contenuti. Quello che manca ancora è un sistema di ricerca sul contenuto multimediale, anche se si stanni sperimentando software che potrebbero riconoscere le parole nei video.

I metadati sono prodotti oggi dai creatori dei contenuti, ma si vuole spingere sempre più alla collaborazione dei lettori mediante commenti e opportuni sistemi di labeling.

Non esiste un unico strumento con cui fruire di questi contenuti, ma ogni generazione ha i suoi. Sicuramente stanno diventando sempre più portabili.

“Il contenuto è sempre generato dagli utenti: quello che cambia è che oggi puoi essere sia uno speaker, sia un ascoltatore”.

How tv my die through content?

Chi vende pubblicità non è ancora pronto a lavorare con gli user generated contents

I produttori sono ancora spaventati dal contenuti non controllabile che viene prodotto dagli utenti

Gabriel McIntyre di XoloTv sostiene che il contenuto da solo non è sufficiente, ma è necessario trovare partnership con aziende che aiutino a creare un brand personalizzato.

Nota anche che nella televisione tradizionale gli utenti saltano sempre più la pubblicità, per esempio guardando quando possibile i programmi online o con il tivo.

Young generation 2.0: Web & mobile communities

Danah Boyd, Yahoo!

Si sofferma sul caso Myspace

  • myspace per errore progettuale non ha messo dei vincoli all’html che è possibileusare nelle sue pagine; questo ha avuto il risvolto positivo di permettere agli utenti di personalizzare al massimo le pagine e di creare il proprio spazio
  • in america se non sei su myspace non esisti
  • la comunità con cui si comunica diventa un audience potenziale
  • nelle comunità virtuali i contatti, diversamente da quella reale, cambiano con frequenza molto elevata
  • caratteristiche di una comunità virtuale
  • persistence – tutto quello che dici rimane
  • searchability – trovi tutto quello che dici o le relazioni
  • replicatibility – puoi copiare e incollare
  • invisible audiences – sei sempre in ascolto, così gli altri su di te

What we’ve learned from personal bloggers

Mena Trott, Co Founder Six Apart

  • I web service sono solo uno strumento
  • Bloggare non è una cosa per femmine
  • Le immagini sono meglio delle parole
  • La privacy è fondamentale
  • Il personal blogging aiuta tutti noi

Second life

Glenn Fisher, Marketing Director Second Life

  • Non è un gioco perché non ha struttura: è realtà virtuale
  • Composto di 3 parti:
  • community
  • avatars evidenziano l’identità, l’espressione e formano le basi per l’interazione sociale
  • user created content
    • dalle case alle animazioni degli oggetti con cui interagire
  • mercato
    • le interazioni tra i residenti sostengono un’economia fiorente
  • 1.500.00 residenti, 500k attivi
  • creati 10 millioni di oggetti
  • più di 900 eventi al giorno
  • scambiati o venduti 900.000 oggetti
  • statistiche
    • 43% femmine
    • età media 32
    • 55 internazionali
    • 50% north america
    • 32 europa
    • 7 asia
    • 7 america latina
  • economy
    • 84M dollars
    • 7M mesi
    • > 7000 “società”

    Mobility 2.0

    Marco Ahtisaari, Blyk

    • Futuro dell’industria mobile
    • scale
    • sfide
  • Scale = grande
    • come si riescono ad avere milioni di utenti
    • perché il cellulare è legato a una funzione sociale
    • perché i prezzi sono concorrenziali
    • perché da oggetto familiare, il cellulare è diventato oggetto personale
  • insieme alle chiavi e agli occhiali da sole, è una delle 3 cose che si portano appresso
    • viene usato anche per altro (come sveglia, per la posta=
  • sfide= opportunità
    • chi raggiungere
    • il vero 2.0 sono i prossimi miliardi di utenti
    • questo aiuterà molto il business
    • BRIC (brasic, russian, china)
  • sometimes off
    • quando si controlla la posta elettronica
  • “hackability”
    • possibilità di aggiungere covers, software, straps, magazines (laptop are not still as social)
    • non è solo un fenomeno dell’ovest
  • primitive sociali
    • the gift (beaming)
    • photostream (flickr)
    • signaling (jaiku)
    • real identity (linedin)
  • libertà e gratuitità
    • la comunicazione è gratuita, ma è possibile pensare a modelli pubblicitari

    Ha senso imparare Ajax?

    Che in futuro la percentuale di applicazioni web di tipo Ajax (e Ria in generale) aumenti sempre più è un dato di fatto. Ma non è ancora chiaro chi, all’interno del team di sviluppo di un progetto web, debba imparare a masticare questa nuova architettura. Tutti? Solo chi si preoccupa della programmazione? Chi sviluppa i template? Il designer?

    Chi progetta l’interfaccia

    Uso qui impropriamente il termine “progettare l’interfaccia” intendendo in realtà molte specifiche professionalità, illustrate sapientemente da Jesse James Garrett nel diagramma “The Elements of User Experience“.

    Chi rientra in questa categoria farebbe bene a capire come per l’utente cambia il modo di usare un sito che utilizzi Ajax. Perché le possibilità aumentano e l’interattività si avvicina a quella di un normale programma per computer. Per capire cosa intendo potete dare un’occhiata a quanto messo a disposizione da Yahoo!. Ma tutto questo pone anche dei problemi per quanto riguarda l’accessibilità e l’usabilità di Ajax.

    Chi declina il template

    La cosa più importante che deve fare chi si occupa del lavoro sporco, ovvero di convertire i template in codice Html e fogli di stile, è fare in modo che questi aderiscano il più possibile agli standard web. Non solo sulla carta, ma per davvero, come dico da due anni e passa.

    Il fatto che Ajax impieghi massicciamente Javascript, realizzato solitamente da chi si occupa di produrre l’Html della pagina, potrebbe trarre in inganno. Si tratta infatti di un uso avanzato di Javascript, da lasciare a chi lavora lato server.

    Chi scrive il codice lato server

    Ecco, direte, quali sono i veri utilizzatori di Ajax, le persone che si infangano le mani tra codice Javascript e programmazione lato server…o no?

    Certo, per capire come funziona Ajax suggerisco di creare da zero un piccolo esempio, ma è imprensabile sviluppare applicazioni complesse in questo modo.

    Molto meglio votarsi a un framework che sollevi da questa responsabilità. Ma se possibile non un framework lato client, come ad esempio Prototype.

    In futuro (neanche tanto lontano, basti pensare a quello che sta facendo, tra gli altri, Microsoft con Atlas), il supporto per Ajax sarà integrato direttamente all’interno dei framework di sviluppo lato server, tanto da renderne “invisibile” il funzionamento.

    Attenzione però, perché trasparente fa rima con pericoloso. Dovrete prestare comunque attenzione a quello che fate; non dimenticatevi che siete sempre alle prese con un browser e – la maggior parte delle volte – con il protocollo Http.