I 15 princìpi web della BBC

Tom Loosemore della BBC ha pubblicato nel suo weblog un elenco di 15 punti che i dipendenti del network inglese sono tenuti a rispettare nel progettare e aggiornare i propri siti.

Li ho trovati degli ottimi comandamenti che andrebbero stampati e appesi vicino al monitor, e li traduco qui con qualche libertà:

  1. Realizza prodotti che incontrino le necessità del tuo pubblico
  2. I migliori siti web fanno una sola cosa, e la fanno molto bene
  3. Non cercare di fare tutto da solo, inserisci collegamenti ad altri siti di qualità
  4. Sperimenta e verifica velocemente, itera
  5. Tratta tutto il web come una tela creativa: non restringere la creatività al tuo solo sito
  6. Il web è una conversazione. Partecipa. Adotta un tono rilassato, ammetti i tuoi errori
  7. La qualità dell’intero sito è data dalla qualità della sua pagina peggiore. Verifica che le linee guida editoriali siano adottate e seguite
  8. Assicurati che sia possibile aggiungere collegamenti verso le tue pagine. Per sempre
  9. Ricordati che tua nonna non userà mai “Second Life”. Potrebbe utilizzare internet, ma con esigenze molto diverse da quelle dei precursori
  10. Crea diversi percorsi per raggiungere il contenuto: sviluppa aggregazioni per persone, luoghi, argomenti, canali, ecc. Ottimizza il sito per l’indicizzazione nei motori di ricerca
  11. Design e percorsi di navigazione consistenti coerenti non significa che una soluzione vada bene per tutti: gli utenti devono sempre sapere che si trovano su uno dei tuoi siti, ma questi possono essere anche molto diversi tra loro
  12. L’accessibilità non è un optional
  13. Fa’ in modo che i tuoi utenti possano copiare e incollare i tuo contenuti sulle pareti delle loro case virtuali: incoraggia gli utenti a prendere estratti di contenuto dalla tue pagine, e a inserire link verso il tuo sito
  14. Inserisci link alla discussioni che nascono nel web, non limitarti a ospitarle
  15. La personalizzazione dev’essere non intrusiva, elegante e trasparente. Dopo tutto si tratta dei dati dei tuoi utenti, che vanno rispettati

Del punto 12, relativo all’accessibilità, ho avuto modo di parlare molto. Anche l’ultimo, che parla di personalizzazione, è stato oggetto di qualche considerazione su Fucinaweb, a proposito delle interfacce che si adattano.

Interfacce che si adattano

Cominciano a comparire nei blog dei relatori alcune delle presentazioni al recente Information Architecture Summit di Las Vegas. E ce ne sono da leggere con attenzione.

Come per esempio quella di Stephen Anderson, “Creating the Adaptive Inferface” che affronta il problema della progettazione di interfacce che non si manifestino allo stesso modo a tutti gli utenti, ma siano in grado di adattarsi alle diverse esigenze, ai diversi usi, e anche al grado di padronanza che con l’uso l’utente è in grado di dimostrare.

L’idea – non nuova – di Anderson è quella di sfruttare le informazioni “involontariamente” lasciate dall’utente nel sito web, come per esempio l’indirizzo di ip (e quindi, con buona approssimazione, la località) e, nel caso di servizi sotto login o che sfruttino i cookie, le variazione nelle attività dell’utente e la frequenza di utilizzo.

Questo permette al software che produce l’interfaccia di evidenziare le sezioni più richieste a scapito di quelle meno utilizzate, di precompilare alcuni campi in base alle preferenze dell’utente e di personalizzare alcune etichette dell’interfaccia.

Il concetto è sicuramente interessante, come lo sono i diversi esempi presentati. Esistono comunque alcuni fattori da tenere in grande considerazione nel progettare questo tipo di interfacce. Il primo, riconosciuto dallo stesso autore, è che l’utente non va spaventato dandogli a vedere che sappiamo molto di lui: l’aiuto dell’interfaccia dev’essere discreto e non superare mai i limiti della cortesia.

A questo aggiungo che esiste un rischio nel modificare il comportamento dell’interfaccia verso un utente col il progredire della sua esperienza, ed è quello di generare dubbi e confusione perché eravamo convinti “che quel pulsante fosse lì” e che “quella funzionalità si attivasse in quel modo”. Anche queste variazioni vanno studiate con molta cautela.