Un anno di incontri

Non posso di certo lamentarmi, perché in questo 2007 ho avuto la possibilità di partecipare a eventi dedicati a discipline a me care. Search Engine Strategies a Milano a maggio, Future of Web Apps a Londra a ottobre, IAB Forum a novembre a Milano, Information Architecture Summit a Trento qualche giorno fa, oltre al barcamp di Roma, quello di Treviso e allo splendido workshop su Ruby on Rails tenuto dagli amici di Seesaw.

E, tra meno di due settimane, eccomi di nuovo in volo per Parigi verso Le Web 3, come l’anno scorso.

Puntualmente, prima di iscrivermi, mi chiedo se ne valga la pena. Di certo i relatori, almeno sulla carta, sembrano professionisti in grado di trasmettere quel qualcosa in più. Ma, tranne rari casi, questo non succede mai. Chi segue i loro weblog, chi come noi spende qualche ora alla settimana per il proprio aggiornamento non imparerà probabilmente nulla di nuovo. Non è una novità. Ricordo che lo stesso mi è successo, anche se in ambito diversi, con lo Smau. Non ci ho messo più piede da quando, grazie a internet, sapevamo tutto quanto sarebbe stato presentato con largo anticipo.

Ma, diversamente dallo Smau, partecipare a questi incontri è importante. E’ importante per avere un riscontro, non importa quanto scontato, sul proprio modo di operare. Capire che anche all’estero la pensano come noi ci fa forse sentire un po’ meno alieni in patria. Importante anche per chi, amici, colleghi e collaboratori, non ha la nostra fortuna e rimane a casa aspettando con impazienza, a fine giornata, il resoconto su Fucinaweb. Anche questa voglia di condividere, probabilmente, dovrebbe far parte del bagaglio di un project manager.

Se passate anche voi dal Le Web 3, teniamoci in contatto.

L’eredità di Small Pieces Loosely Joined

Come ho detto dal Le Web 3 di Parigi, l’intervento che forse mi ha colpito di più, indipendentemente dalla sua durata (appena 15 minuti), è stato quello di David Weinberger.

Considero Small Pieces Loosely Joined (Arcipelago Web in italiano), il libro che ha scritto nel lontano (per i tempi web) 2002, una sorta di manifesto del web 2.0. Mi ricordo di averlo acquistato una mattina, per caso, trovandolo in super-svendita in un Autogrill mentre guidavo verso Rimini per lavoro. Da allora è nello scaffale dei testi da ispirazione.

Mi ricordo che quando Tim O’Reilly (quello che ha coniato il termine web 2.0 e fondatore dell’omonima casa editrice) nel suo blog ha chiesto mesi fa ai lettori quali sono i migliori libri del “web 2.0”, gli ho proposto proprio Small Pieces Loosely Joined. Ma Tim non ha gradito e non ha mai pubblicato il mio commento, forse perché gli interessava che si parlasse dei nuovi libri che O’Reilly continua a produrre, molti privi di significato.

Eppure ci sono begli spunti, che ho via via sottolineato in quel testo, alcuni dei quali riporto qui come elenco puntato.

Se siete interessati a comprare il libro, comunque, tenete conto che lo trovate come remainder in molte librerie, come per esempio su BOL.

Ecco alcuni dei punti segnati nella mia copia:

  • Il web infrange il modello tradizionale di redazione e pubblicazione dei documenti, quello incentrato sul controllo
  • Il web unisce in un modo nuovo non semplicemente le pagine di un libro, ma gli esseri umani, tutti noi. Gli “isolotti del’arcipelago web” in realtà siamo noi, che stiamo unendoci gli uni agli altri in modo ancora da inventare, ma chiaramente labili e flessibili
  • sono tra coloro che credono che possiamo essere individui solo in quanto membri di un gruppo
  • sul web riscriviamo noi stessi, ascoltando voci che ci sorprende scoprire nostre[…]Entriamo in contatto con nuovi lati della nostra personalità
  • il web è intrinsecamente un organismo non gestito, e questa caratteristica è risultata uno dei fattori decisivi del suo successo
  • lo spazio del web è infinito nel senso che si può sempre trovare posto, ma non è infinitamente esteso; non è un contenitore in attesa di essere riempito, ma piuttosto un libro che si sta scrivendo
  • la distanza sul web è misurata dai link, per cui per rendere un sito “vicino” ai propri clienti bisogna far sì che vi siano molto luoghi da cui sia possibile accedervi. E come è possibile farlo? Rendendolo valido e interessante
  • sul web la vera capacità di trattenere i visitatori non deriva dalla scomodità, ma dall’interesse
  • sul web tutti saranno famosi per 15 persone [altro che per 15Mbyte, come diceva quella di Google al Le Web 3 non facendo ridere nessuno!]

Potrei continuare, ma termino con un punto per chi si chiede come mai vada di moda apporre il suffisso beta a ogni prodotto che gira sul web: “La rete avrà sempre qualcosa che non funziona. E’ una decisione progettuale”.

Tutti i video di Le Web 3

Vpod (Video Publishing on demand) ha finalmente pubblicato i video della conferenza Le Web 3, disponibili in streaming. Tra le diverse modalità di fruizione, la migliore è probabilmente l’interfaccia con l’elenco delle playlist (è un’icona posta nel player), che permette di selezionare solo gli interventi di interesse.

Quali gli imperdibili? Pochi, ma vale la pena spendere almeno qualche minuto per le presentazioni di:

Qui su Fucinaweb trovate inoltre un riassunto degli interventi principali delle due giornate e qualche intervento di commento.