Quando un foglio volante è meglio di un’app

Perché realizzare un’applicazione mobile per un festival?

Forse per permettere ai visitatori di accedere al calendario degli eventi senza stampare il programma. Magari per essere aggiornati sulle variazioni dell’ultimo minuto. Probabilmente per facilitare l’accesso ai luoghi degli incontri. O per tutte queste cose insieme.

E’ un peccato che l’applicazione mobile rilasciata in occasione del Festival dell’Economia di Trento abbia tralasciato proprio questi aspetti, come ho avuto modo di sperimentare di persona.

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Gli interventi non sono ordinati in base all’ora

Aperta l’applicazione per controllare la sede di un intervento e non trovandolo, ho pensato che per qualche motivo fosse stato cancellato.

Dopo qualche momento di smarrimento ho capito che la lista degli interventi non seguiva un ordine temporale. O, peggio, l’impressione era che gli interventi fossero ordinati, ma con delle pericolose eccezioni (vedi “Il disagio dell’euro” nella schermata sopra).

Avrebbe comunque senso mantenere in lista gli eventi cancellati, evidenziando (per bene) il fatto che lo siano, così da far capire a chi li sta cercando che non ha le traveggole: l’evento era previsto, ma non si fa più.

Questa schermata potrebbe essere evitata, se è uno dei giorni del festival

Non sarebbe poi male, accedendo all’applicazione alle 15.00, che venissero presentati gli interventi a partire dal quell’ora, piuttosto che quelli del mattino. Stessa cosa per la data: se è il primo giugno, visualizziamo direttamente gli interventi di quel giorno, senza doverlo scegliere obbligatoriamente, dando successivamente la possibilità di cambiare.

Servono i pulsanti “precedente” e “successivo” in una lista di 30 interventi? Forse no

L’elenco degli interventi è suddiviso in schermate di 5 in 5. Un’accortezza inutile, anzi peggiorativa perché molto scomoda. Molto meglio permettere lo scorrimento unico in una pagina.

Tra le informazioni da presentare già nell’elenco, piuttosto che un abstract poco interessante perché troncato a 1/5 del totale, non era forse meglio inserire i nomi dei partecipanti e la sede? Magari togliendo anche l’inutile icona sulla sinistra.

Vedere la mappa di una sede dall’elenco degli interventi richiede 4 passaggi

Le cose non vanno meglio per visualizzare in Google Maps la sede di un intervento. Dall’elenco si deve entrare nel dettaglio dell’evento, scorrere fino in fondo la pagina, selezionare la sede, entrare nella relativa pagina e sempre in fondo, dopo il testo di presentazione, è possibile aprire Google Maps (su browser).

La sensazione generale è che l’applicazione non sfrutti le caratteristiche di un dispositivo mobile, come la geo localizzazione. Se il convegno con Enrico Letta è tutto esaurito, quali sono gli altri eventi nelle vicinanze e in quel momento?

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Alla fine ho dovuto cedere e procurarmi una copia del programma cartaceo, con tanto di foglio volante per le variazioni dell’ultimo minuto. Vecchi metodi, ma più efficaci.

Progettare applicazioni mobile

Non si ferma la pubblicazione nel blog Internet della BBC, già tema di un mio precedente intervento, di articoli che spiegano nel dettaglio il processo di progettazione di siti e servizi.

Questa volta tocca all’applicazione iPhone del player che permette di rivedere i programmi trasmessi dall’emittente britannica.

E come sempre gli spunti non mancano, soprattutto perché non è presentato unicamente il risultato finale, ma anche le scelte che hanno portato alle diverse scelte progettuali, con particolare riferimento a quello che funziona meglio in ambito mobile:

  • non condensare troppe funzionalità in ogni schermata
  • tenere in considerazione i problemi di banda che possono verificarsi durante lo streaming
  • sfruttare la possibilità di presentare interfacce e funzionalità diverse in portrait e landscape

Progettare e sviluppare per dispositivi mobile

Per lavoro mi sono trovato a dover studiare i principi base dello sviluppo di applicazioni per dispositivi mobili. Ma più che la tecnica, il linguaggio di programmazione, l’aspetto più complesso per chi proviene dal mondo “desktop” è sicuramente la definizione e progettazione dell’interfaccia grafica.

Nelle mie ricerche ho avuto la fortuna di imbattermi in alcuni risorse che mi sento senza dubbio di consigliare.

La prima è il manuale “Designing the Mobile User Experience“, pubblicato da Wiley, che è un’ottima introduzione a questi temi. Secondo l’autrice, Barbara Ballard, il termine “mobile” si riferisce, più che al dispositivo o al software, all’utente e alle situazioni in cui si trova a interagire con queste periferiche.

Questo testo contiene anche utili indicazioni delle differenze con cui i dispositivi mobili vengono usati in Europa, in America e in Asia. Non si tratta semplicemente di variazioni di standard o di protocollo, ma anche di impiego. In America, ad esempio, gli SMS hanno storicamente riscosso minore fortuna che in Europa, a causa di eccessivi prezzi fissati dagli operatori, ma anche per la capillare diffusione della posta elettronica.

La cosa bella di questo manuale è che il capitolo più interessante, il sesto, è in buona parte disponibile anche online sottoforma di wiki. Il capitolo prende in considerazione alcuni pattern di progettazione per i dispositivi mobile, suddivisi in macrocategorie:

  • progettazione dello schermo
  • navigazione all’interno delle applicazioni
  • gestione delle applicazioni
  • pubblicità

Avendo a che fare con dispositivi dalle funzionalità eterogenee, questi sono statti suddivisi in classi di appartenenza. Ciascun pattern fa quindi riferimento a una o più classi, così che sia immediato capire se un pattern è applicabile o meno a una determinata periferica.

Un’altra interessante risorsa, questa volta liberamente scaricabile in formato Pdf, è il documento “Mobile Web Developer’s Guide” scritto da Brian Fling, e si rivolge a chi si proccupi di realizzare siti web che siano accessibili anche ai telefoni cellulari, e in generale alle ultime generazione di dispositivi mobile. Questo testo integra in qualche modo quanto presentato dal manuale della Ballard, avvicinandosi più alle problematiche di sviluppo.