Il design d’interfaccia nel web 2.0

Ho appena finito di leggere Designing Interfaces, pubblicato per i tipi di O’Reilly da Jenifer Tidwell.

Un must per chiunque si trovi a dover progettare un’applicazione, sia essa desktop, web, o web 2.0 e necessiti di qualche spunto o suggerimento. Si tratta in particolare di un insieme di pattern, ovvero soluzioni a semplici e comuni problematiche raggruppate per categoria:

  • Organizzazione del contenuto
  • Navigazione
  • Layout di pagina
  • Azioni e comandi
  • Tabelle e dati complessi
  • Form e controlli
  • Editors
  • Estetica

Non è quindi un testo dedicato esclusivamente a chi lavora con il web. Tutt’altro. Molti degli esempi riguardano infatti normali applicazioni desktop. Ma il probabile successo di Ajax è destinato a far avvicinare il design di interfaccia web a quello delle normali applicazioni; motivo in più per procurarsi questo testo.

Ma anche senza acquistarlo potete trarre beneficio da due risorse disponibili gratuitamente. Prima di tutto un capitolo gratuito, uno dei più interessanti, dedicato al layout di pagina.

E’ però soprattutto utile il sito del libro, perché vi troverete una buona selezione dei pattern presentati nel testo. Più di così…

Designing Interfaces – di Jenifer Tidwell – O’Reilly

Ajax in action

Il termine Ajax è stato coniato da un anno e non si sono fatti attendere i pesanti manuali che spiegano tutto, ma proprio tutto, su questa architettura.

Di Ajax in Action, pubblicato da Manning, ho fondamentalmente apprezzato il modo con cui sono affrontati, fin dalle prime pagine, gli argomenti.

Invece che cominciare a scrivere qualche banale Hello Word con Javascript gli autori hanno infatti preferito chiarire subito che sviluppare applicazioni Ajax è un compito che richiede competenze specifiche.

Per questo motivo si parla prima di tutto di refactoring, di come utilizzare il più possibile Javascript come linguaggio orientato agli oggetti, e di come utilizzare i pattern di sviluppo in soluzioni Ajax. Crane e soci insegnano cioè come partire con il piede giusto.

Imparare da subito questi concetti ripaga subito dopo, perché gli esempi presentati, anche se semplici, non sono mai banali, e consentono anzi di riflettere un bel po’ su come sviluppare nel modo corretto.

L’unico appunto che mi sento di fare (una nota più che un appunto), è che va bene capire come funziona l’architettura Ajax. Ma forse più che voler approfondire più di tanto quanto presentato nel testo, l’importante è capire che Ajax sarà presto integrato – come ho già detto – all’interno dei diversi framework di sviluppo.

Si spera che in questo modo da produttività nell’utilizzare questo tipo di soluzioni sia destinata ad aumentare sensibilmente.

Ajax in Action – di Dave Crane, Eric Pascarello, Darren James, pubblicato da Manning, 640 pagine

Ajax e l’usabilità, seconda parte

Torniamo a occuparci (dopo averne approfonditamente discusso in un precedente intervento) di sviluppo di applicazioni Ajax e di come questa architettura ponga il progettista di interfacce davanti a nuove sfide.

L’occasione per riparlarne è un consolatorio articolo Donna Maurer per Digital Web; consolatorio perché va nella stessa direzione del precedente articolo di Fucinaweb.

“La sfida chiave nel progettare questo tipo di applicazioni e che gli utenti si accorgano degli aggiornamenti di parti di pagine”.

E la mia lamentala a proposito di Google Reader parte proprio dal fatto che, sotto carico, è impossibile per un utente del servizio capire se e dove c’è un problema.

L’articolo di Donna Maurer prende in realtà in considerazione non solo le applicazioni ajax, ma in generale quelle che vengono definite RIA, comprendendo con questo anche Applet Java e applicazioni basate su Macromedia Flash (maggiori informazioni su RIA possono essere trovate su wikipedia).

Quali sono sfide da affrontare secondo Maurer?

Decidere quanta interattività aggiungere

Vero, il rischio è di tornare ai tempi immediatamente successivi all’avvento della gif in movimento, che tutti usavano come fosse la soluzione a tutti i mali.

Gestire gli elementi interattivi

Creare applicazioni internet complesse significa avere a disposizioni nuovi elementi e possibilità per facilitare l’uso l’interfaccia. Ma questi elementi devono essere familiari agli utenti del sito, e il loro uso non ambiguo. A questo scopo possono senz’altro aiutare i pattern definiti da Yahoo! (come ad esempio quelli relativi al drag&drop o agli slider, che i lettori di Fucinaweb hanno già avuto modo di apprezzare).

Ricaricare parti di una pagina

Poiché il fuoco d’attenzione di una persona può concentrarsi solo su una cosa alla volta, è molto importante che l’interfaccia segnali proprio nel punto in cui c’è attenzione eventuali cambiamenti o richieste di intervento. Questa pratica è in realtà comune a tutte le interfacce, ma la novità per gli utenti nel trovarsi di fronte a nuovi comportamenti del browser fa sì che sia ancora più importante comunicare con lui in modo preciso e non ambiguo.

Superare il modello tutto-in-una-pagina

Avere la possibilità di ricaricare parti di una pagina non vuol dire che questa sia sempre la strategia corretta o che questa debba perfino essere portata all’estremo, così da usare una sola pagina per l’intera applicazione.

Nell’articolo di Donna Maurer viene citato The Design of Everyday Things di Don Norman, ma a mio avviso è bene rispolverare un altro grande testo (se siete stati così scortesi dall’averlo messo in soffitta): The Human Interface di Jef Raskin.