Il futuro del web e le connessioni del medioevo

Si sta per concludere la prima giornata al Future of Web Apps, qui a Londra.

Gli interventi che ho seguito oggi rientrano nella categoria “discreti”. Presentazioni che faticano a decollare, complici speaker non eccellenti sul palco (e con portatili da rottamare, mi consolo). Ho comunque seguito con interesse le parole di Daniel Burka a proposito degli approcci da seguire per aggiungere nuove funzionalità alle applicazioni web.

Un po’ di delusione per la presentazione di Matt Mullenweg di WordPress, da cui mi sarei aspettato molto di più, piuttosto che uno striminzito elenco dell’hardware usato da wordpress.com.

Altra nota dolente è la connettività presente in sala, che funziona a singhiozzo. Forse pensavano che solo 10 persone su 400 portassero con sé il portatile, quando invece siamo più vicini alle 390 su 400. Benedico la funzione di auto-save di wordpress, senza la quale nessun intervento sarebbe andato online visti i continui timeout. Non raggiungiamo i livelli dell’anno scorso al Le Web 3, ma è uno scontro testa-a-testa.

Domani si replica. Dubito che qualcuno passi la notte a fare un upgrade di banda, quindi la speranza è di “sentirci” prima del rientro in Italia.

Da Londra passo e chiudo.

Credibilità web, come perderla

Sono affascinato dagli affreschi di Piero della Francesca, che ho ammirato in mezza Italia e che compaiono sui numerosi manuali che riempiono la mia casa.

Potete quindi immaginare la mia reazione quando ho trovato, sul sito di La Repubblica, un banner che pubblicizza la mostra a lui dedicata ad Arezzo, Monterchi e Sansepolcro: ho cliccato.

E mi sono trovato davanti a un server in timeout. Pensate: qualcuno ha pagato un banner che approda a nulla.

Il fatto è poi che l’incidente, ovvero la scarsa qualità dell’infrastruttura che ospita il sito, ha involontarie ripercussioni psicologiche perfino sulla mostra.

“Se il sito è scarso, magari lo è anche la mostra”.

“Hanno risparmiato con il server, avranno fatto lo stesso anche con l’allestimento”.

“Non sono capaci di prevedere il carico web di una sponsorizzazione, chissà che coda ci sarà nelle sale”.

Volevano semplicemente farsi pubblicità, e si sono tirati il martello sui piedi.

L’unica cosa indiscutibile, per fortuna, è la qualità dell’opera di Piero.