Consigli a un giovane blogger aziendale

Matt Cutts di Google presenta nel suo blog personale alcuni suggerimenti rivolti a chi ha iniziato a scrivere per un blog aziendale. La “scusa” per farlo è la pubblicazione su uno dei blog ufficiali di Google di un intervento che non parla troppo bene dell’ultimo film di Michael Moore. L’intervento ha scatenato qualche critica in diversi siti e network tanto che l’autrice ha replicato indicando come personali le proprie osservazioni, piuttosto che di Google.

Come comportarsi allora quando si scrive per conto della propria azienda? Ecco cosa dice Cutts.

E’ facile sbagliare soprattutto all’inizio. Per questo motivo:

  • chiedete a chi ha esperienza di leggere i vostri interventi
  • scrivete interventi che siete disposti anche a non pubblicare, per fare pratica
  • cominciare con qualche intervento nel blog di altri o nei forum

Non criticate altre aziende o persone: questo non fa che abbassare il livello della discussione

Non scrivete quando siete di malumore o arrabbiati

Imparate a distinguere tra quello che ha senso pubblicare e quello che non dà alcun valore aggiunto

Se commettete degli errori non rimuoveteli, ma chiariteli in seconda istanza

A questi suggerimento ne aggiungo un paio di personali:

  • scendete dal piedistallo: il blog non dev’essere un luogo in cui parlate sempre e solo bene di voi. Lasciate parlare i fatti
  • diversamente da un blog personale, dove potete permettervi di scrivere in velocità, in un blog aziendale curate l’italiano, rendete le frasi snelle, tagliate, tagliate, tagliate

Credibilità web, come perderla

Sono affascinato dagli affreschi di Piero della Francesca, che ho ammirato in mezza Italia e che compaiono sui numerosi manuali che riempiono la mia casa.

Potete quindi immaginare la mia reazione quando ho trovato, sul sito di La Repubblica, un banner che pubblicizza la mostra a lui dedicata ad Arezzo, Monterchi e Sansepolcro: ho cliccato.

E mi sono trovato davanti a un server in timeout. Pensate: qualcuno ha pagato un banner che approda a nulla.

Il fatto è poi che l’incidente, ovvero la scarsa qualità dell’infrastruttura che ospita il sito, ha involontarie ripercussioni psicologiche perfino sulla mostra.

“Se il sito è scarso, magari lo è anche la mostra”.

“Hanno risparmiato con il server, avranno fatto lo stesso anche con l’allestimento”.

“Non sono capaci di prevedere il carico web di una sponsorizzazione, chissà che coda ci sarà nelle sale”.

Volevano semplicemente farsi pubblicità, e si sono tirati il martello sui piedi.

L’unica cosa indiscutibile, per fortuna, è la qualità dell’opera di Piero.